Il monumento ai caduti per la Libertà

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Il monumento ai “Caduti per la libertà” fu realizzato dallo scultore Marcello Legaluppi per volontà del Comune di Manciano e inaugurato il 6 settembre 1953. È affiancato da due lapidi, che riportano i nomi dei partigiani uccisi. La memoria che si volle trasmettere è quella delle due Resistenze – militare e civile – e delle vittime di stragi fasciste e/o nazifasciste.

È memoria dell'intensa attività partigiana e della tragedia delle violenze compiute da soldati dell’esercito tedesco – la Germania hitleriana è l’alleato occupante –  e  dai fascisti repubblicani negli ultimi mesi di guerra, tra 8 settembre del 1943 e 11 giugno 1944, giorno della Liberazione di Manciano. Nel 1955 il Comune di Manciano ebbe la Croce di guerra al Valor Militare, quale riconoscimento del contributo offerto dal popolo alla guerra di Liberazione. Medaglia d’argento al valor militare fu conferita alla memoria a Luigi Canzanelli. Il “tenente Gino” – così rimane nella storia – è simbolo della memoria dei numerosi antifascisti, di diversi orientamenti politici, che dettero vita alle formazioni partigiane attive nel territorio mancianese, in stretto contatto con i partigiani di tutta l’area delle Colline del Fiora, con l’adesione di prigionieri di guerra. La risposta nazifascista fu l’organizzazione di massicci rastrellamenti. Seguirono eccidi e stragi di civili, ora compiutamente ricostruite nell’Atlante delle stragi grazie a un lungo lavoro di ricerca, promosso dall’INSMLI e dall’ANPI nazionale e sostenuto dai governi italiano e tedesco.

Ogni anno viene reso onore ai “caduti della libertà”, il giorno della festa dei lavoratori, primo maggio,  la data che ricorda i "martiri di Chicago",  scelta  fin dal 1889 come simbolo delle lotte per il lavoro, a significare la relazione tra quelle e la Resistenza.

Tra i nomi dei partigiani caduti per la Libertà figurano 5 giovani (Africo Balocchi, Marsilio Gavini, Felice Grillo, Francesco Sorrentino e Alvaro Vasconi), che facevano parte della banda di Montebuono, a Sorano, un altro Comune del territorio grossetano. Sono ricordati a Manciano perchè qui furono uccisi, condannati dal tribunale di guerra tedesco di San Martino sul Cimino. Quella che è ricordata come "la strage di Casa Sbraci", luogo dove i 5 giovani furono catturati, è stato l'episodio sul quale hanno lavorato le classi che hanno adottato il monumento ai Caduti di Manciano.